18. TOO GHEN KIO UTOPIA

Il murale che stiamo guardando rappresenta un’eccezione rispetto al complessivo progetto dei murales di Cibiana, incentrato sul racconto della vita del paese, delle sue tradizioni, della sua storia.

Josuke Niwa era un ragazzo giapponese, arrivato in Italia dopo aver vinto una borsa di studio per imparare la tecnica dell’affresco.

Era stato a studiarli dapprima a Roma e poi in Toscana, ma le esperienze non lo soddisfacevano. Poi si ricordò che in aereo aveva letto un articolo sul paese che dipinge la sua storia ed arrivò così a Cibiana.

Ben volentieri Vico Calabrò, il Direttore Artistico del progetto, prese Josuke come allievo e, quando giunse il momento di tornare in Giappone, dopo aver acquisito una buona tecnica, chiese se potesse eseguire anche lui un murale per Cibiana.

Il ragazzo fu accontentato e gli fu concesso di dipingere sul muro della canonica, in bella vista lungo la strada provinciale ma in un’area isolata rispetto ai luoghi dove venivano dipinti gli altri murales, in quanto il suo stile e l’argomento che avrebbe trattato non sarebbe stato omogeneo con tutte le altre opere dipinte nel paese.

Così, prima di tornare in Giappone, ci lasciò “Utopia”, un dipinto ricco di messaggi di auguri e di saluti.

Gli oggetti rappresentati rispecchiano ovviamente la tradizione giapponese e, tra fiori di pesco riconosciamo cervi, ventagli, il paese di Cibiana con la chiesa di San Lorenzo, il carapace, augurale perchè la tartaruga ha una lunga vita, e il ponte zigzagante che passa sulla palude. Questa figura, secondo la tradizione giapponese, è l’augurio che l’empio, accecato dalla sua stoltezza, perda la strada, cada in acqua e affoghi liberandoci dalla sua presenza.

Il titolo Utopia è dedicato proprio a Cibiana, in quanto nel paese il ragazzo ha trovato tutto quello che sperava di trovare intraprendendo il lungo viaggio.

Qualche anno più tardi, il principale giornale giapponese dedicò le pagine centrali di una sua edizione a raccontare l’avventura di Josuke, che nel frattempo era tornato ad insegnare alla sua università. Tra le illustrazioni una carta geografica dell’Italia che indicava solo tre città: Roma, Venezia e Cibiana.

Copia del giornale era conservata in bella mostra nel panificio di Leto, ora chiuso.