36. ZOCUI E ZESTOI (Gli zoccoli e le ceste)

Murale dipinto da Adriano Pavan nel 1990

Adriano Pavan nasce a Jesolo nel 1935. E’ xilografo, incisore, litografo, pittore, oltre che cineasta con la produzione di una cinquantina di documentari dedicati alla montagna.
Pavan comincia a dipingere giovanissimo e, durante una personale a Milano, conosce Carlo Carrà, che paternamente gli dispensa consigli e suggerimenti che saranno alla base della sua formazione artistica.

Il murale che dipinge a Cibiana tratta due strumenti fondamentali per la vita nel paese: gli zoccoli e le ceste.

Cibiana è situata in una valle stretta ed è stata l’ultimo paese del Cadore ad essere dotato di una strada carrozzabile. Solo nel 1911 l’esercito italiano costruisce la strada che anche ai nostri giorni conduce alla Valle del Boite ed alla Val Zoldana. Fino ad allora Cibiana era raggiungibile solo a piedi, con il rischio di isolamenti per le abbondanti nevicate invernali.

I cibianesi dovevano pertanto dotarsi di solide e robuste calzature e di contenitori capienti e pratici per trasportare ogni tipo di merce.

Per quanto riguarda le ceste, la particolarità di quelle costruite a Cibiana sta nella forma, che consente di appoggiarle anche su un pendio senza che si rovescino. La base è in legno di acero, solido e robusto ma leggero, mentre il cesto viene fatto intrecciando arbusti di lantana, una pianta molto diffusa nel territorio che si può piegare ed intrecciare facilmente. Le cinghie sono di stoffa robusta. Utilizzando stanghe di legno per prolungare le sponde, le ceste venivano caricate anche con 50 chili di materiale.

Dal murale apprendiamo che gli zoccoli venivano realizzati dalle famiglie per le proprie necessità. Vediamo un uomo intento ad intagliare una calzatura, seduto all’esterno dell’abitazione in compagnia della moglie. Per la realizzazione si usava prevalentemente il legno di pino o il cirmolo, entrambi facili da intagliare. Gli zoccoli venivano poi indossati con gli scarpetti di lana o cotone, che li rendevano confortevoli e proteggevano dal freddo.

In paese la cesta veniva usata anche per trasportare il carbone vegetale dai luoghi di produzione alle officine dove veniva utilizzato per la lavorazione del ferro.

L’attività di produzione del carbone, indispensabile per il lavoro dei fabbri, era molto complessa e delicata. Veniva effettuata con la predisposizione di un cumulo di legna che brucia ad altissime temperature chiamata la poiata.

Di essa ne parleremo dettagliatamente davanti al murale che Cesco Maiolato ha dipinto nel 1982 e che si trova nella contrada di Masariè.