29. AL CAPELER

Murale dipinto da Cyr Frimout nel 1987

Cyr Frimout è nato a Poperieng, in Belgio, nel 1938.
Artista poliedrico formatosi con le arti plastiche, oltre che pittore è scultore, grafico e disegnatore.
Suo è il logo commissionatogli dalla Nasa e dall’ESA per la missione dello spacelab one del 1979, a cui lavorava anche il fratello Dirk, che nel 1992 divenne il primo astronauta belga.
Frimout è un pittore surrealista ed il murale che dipinge a Cibiana ne rispecchia le caratteristiche.
Nonostante il paese sia piccolo, non si è fatto mancare un laboratorio di modista, che realizzava eleganti cappellini. Frimout rappresenta l’atelier, osservandolo attraverso le rifrazioni di una bottiglia, distorcendo così le linee e creando riflessi dei soggetti ritratti, utilizzando una gamma cromatica in cui prevalgono i toni caldi, proposti con morbide sfumature ben armonizzate fra loro.
Nell’osservare il dipinto colpisce la dedica ad Arcangelo De Zordo che ricorda un evento tragico accaduto mentre Frimout stava ultimando l’opera.
Abitualmente i murales venivano realizzati nell’arco di una settimana. I pittori erano ospitati in paese, iniziavano a dipingere il lunedì e la domenica c’era la cerimonia di consegna del murale alla popolazione con l’atto formale della firma sul murale da parte del pittore, i discorsi delle autorità, l’intrattenimento con cori o bande, e la partecipazione degli artisti che avevano eseguito i murales negli anni precedenti.
Era consuetudine che passata la giornata a dipingere, l’artista alla sera andasse nel bar di Attilio e della figlia Mara, dove i paesani potevano conoscerlo e intrattenersi in piacevoli chiacchierate.
Frimout e Arcangelo si erano conosciuti così, ed erano divenuti subito amici, tanto che durante la giornata Arcangelo faceva compagnia all’artista mentre dipingeva e la sera la passavano in allegria al bar.
Purtroppo il venerdì sera Arcangelo ebbe un incidente in moto e morì.
La cerimonia di consegna del murale finito alla cittadinanza quella domenica fu molto mesta e Frimout non volle limitarsi a firmare l’opera davanti a tutti come d’uso, ma volle fare la dedica all’amico Arcangelo, offrendogli idealmente un’altra bevuta in ricordo delle spensierate serate dei giorni precedenti e lasciare la sua memoria ai posteri.