Murale dipinto da Riccardo Galuppo nel 2002

Tre anni dopo aver dipinto “Verbum caro” Riccardo Galuppo torna a dipingere a Cibiana, questa volta per raccontarci l’attività di una delle 51 officine artigianali specializzate nella produzione di chiavi che all’inizio del ‘900 erano attive a Cibiana.

Le miniere di ferro stavano progressivamente esaurendosi, dopo essere state sfruttate per circa 600 anni, e alcuni artigiani intuirono fosse necessario riorganizzare la produzione evolvendo l’attività da artigianale ad industriale. Costituirono così nel 1949 la fabbrica di chiavi Errebi, che attualmente produce 25.000 chiavi al giorno esportate in tutto il mondo.

Il murale La Fusina ricorda Matteo Bianchi. Il fratello Romano Bianchi fu uno dei fondatori di Errebi e, prima ancora, nel 1927, della fabbrica di occhiali F.I.O.C. (Fabbrica Italiana Occhiali Cibiana), che all’epoca deteneva un brevetto innovativo di una montatura per occhiali con aste pieghevoli.

L’artista Riccardo Galuppo fu un pittore padovano nato nel 1932 e scomparso nel 2014.

La sua produzione fu molto vasta, nonostante la menomazione alle braccia che lo colpì da ragazzo, a seguito dello scoppio di un ordigno bellico. La sua pittura esprime realismo e drammaticità.

Questa caratteristica emerge prepotentemente in Verbum Caro, mentre La fusina è un’opera leggera, in sintonia con il carattere della persona ritratta.

Matteo Bianchi, soprannominato Mattino, era infatti una persona allegra, cui piaceva scherzare.

Memorabili erano i dispetti che faceva alla gazza ritratta in primo piano, che aspettava che le chiavi appena forgiate si raffreddassero per rubarle.

In paese ricordano ancora lo scherzo che fece a una signora che era andata da lui con la zappa per farne rifare la punta. Il buon Mattino fece il lavoro e poi tenendola con la tenaglia porse la zappa alla brava signora. Lei disse che non la poteva prendere perché scottava. A questo punto il burlone le disse di metterla nel grembiule ma lei replicò che si sarebbe bruciato e lui di rimessa: – piegalo in quattro, cosa che prontamente fece porgendolo per ricevere la zappa che così al posto di un buco ne praticò quattro, e cadde comunque in terra.