12. LA VECIA E L’ALVIANO

Murale dipinto da Walter Pregnolato nel 1982

Walter Pregnolato nacque a Chioggia nel 1931 e morì nel 1989. Fu incisore, litografo, ceramista e pittore.
Fu anche ottimo disegnatore e illustratore, caratteristiche ben evidenti nel murale che dipinge a Cibiana.
Siamo nel marzo del 1508. L’esercito dell’Imperatore del sacro romano impero Massimiliano I sta scendendo lungo la Valle del Boite per arrivare alla pianura con l’intento di debellare la Repubblica di Venezia.

I veneziani sono comandati dal condottiero Bartolomeo d’Alviano che sorprenderà i nemici a Valle di Cadore e riuscirà con la vittoria della battaglia di Rio Secco a cambiare il corso della Storia.
La vittoria su un esercito numericamente superiore, sarà favorita dalla sorpresa dell’attacco. Per riuscirci l’Alviano porta i suoi uomini al campo di battaglia risalendo la Val Zoldana, e attraversando il Passo Cibiana con una marcia estenuante.

Siamo alla fine di un inverno duro e in quei giorni nevicava abbondantemente tanto che scendendo dalla forcella tra i soldati vi fu anche un disperso. Il morale dei soldati era a terra, provati dagli stenti e dalla fatica, ma la calorosa accoglienza della popolazione di Cibiana fu determinante per rinvigorirli. Nonostante le scorte a disposizione fossero alquanto scarse, si ingegnarono per riscaldarli e farli ristorare con quel poco che avevano.

A Cibiana Bartolomeo si concede un momento di riposo. Lo vediamo appoggiato allo stendardo del Leone di San Marco, mentre recupera le energie prima di concludere la traversata e dall’alto la vecchia lo guarda con evidente sorpresa, in quanto mai si sarebbe immaginata di vedere sotto casa, in un paesino di montagna isolato dalla neve, passare un esercito di 2000 soldati.

La pausa tra la difficile traversata e l’imminente battaglia viene rappresentata da Pregnolato con sottile ironia: c’è lo sguardo stralunato della vecchia, corsa alla finestra richiamata dal trambusto, la somiglianza tra il leone dello stendardo e l’Alviano che si riposa appoggiato all’arco del portico, e il soldato, seduto per terra per riprendersi dalla marcia estenuante, che non abbandona però le sue armi.

Sicuramente quest’opera è la più fotografata tra tutti i murales di Cibiana, incastonata in un contesto scenografico di una tradizionale casa in pietra, con ballatoio in legno e tetto sporgente.

Ad arrichire il contesto c’è la macchia di colore che si scorge in fondo al tunnel, del murale I Fraure che Ernesto Lomazzi aveva dipinto l’anno precedente, e la cornice naturale offerta dalla coltre nevosa d’inverno e dai vasi fioriti d’estate.

E mentre Walter Pregnolato lavorava al murale, poco più in là la moglie Bruna Doria ne stava dipingendo un altro, “La bottega”.

La battaglia del Cadore, detta anche di Ru Secco, viene ricordata anche in un altro murale: Homo Faber dipinto da Marco Adami nel 2015 nella contrada di Pianezze.