Cibiana di Cadore, il paese dei murales

Nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, sorge il piccolo borgo montano di Cibiana di Cadore, il “Paese dei Murales”, arroccato nella piccola vallata del torrente Rite, a 20 km da Cortina d’Ampezzo.
A partire dal 1980, da un’idea dell’allora presidente della Proloco Osvaldo Da Col, sono stati realizzati oltre 50 dipinti murali, preziose opere di artisti di fama mondiale, italiani e tranieri, i quali si sono impegnati nella fatica, anche fisica, per affetto e simpatia nei confronti di Cibiana.

Una autentica e pregevole iniziativa artistica, che va al di là degli aspetti folcloristici e turistici, realizzata con cura ed espressione della stretta simbiosi tra arte, assetto urbanistico e architettonico. Dipinti sulle pareti delle antiche e caratteristiche case a sasso, i murales raccontano la storia delle abitazioni dove sono stati realizzati: la casa del fabbro, del casare, del mugnaio, del carbonaio, ma anche la storia di Cibiana di Cadore, raffigurata per esempio nei dipinti “Corpus Domini” e “La Vecia e l’Alviano”.

Durante il periodo del Serenissimo dominio, il piccolo borgo divenne particolarmente importante per la Repubblica di Venezia, grazie alle sue miniere di ferro, che permisero a Cibiana di Cadore di sviluppare una produzione di palle di cannone e di chiavi, artigianato quest’ultimo per cui Cibiana è celebre ancora oggi. Nel suggestivo museo del Ferro a Cibiana di Sotto, vi è raccontata questa storia nel dettaglio, la dove anni orsono, partiva la via per raggiungere le miniere poco distanti. I murales hanno dato a Cibiana di Cadore vasta risonanza e, insieme al riscontro per la sua intraprendenza, hanno rafforzato la convinzione che il destino ussa alla porta degli audaci. Il “Museo nelle nuvole“, concepito e fatto nascere in vetta al monte Rite, nume tutelare di Cibiana, racconta un altro avvincente percorso che il piccolo paese ha voluto affrontare insieme a Reinhold Messner, uomo straordinario che di coraggio e di sfide se ne intende davvero.

Il grande alpinista lo descrive come il suo “Museo sulla roccia”, nel quale racconta la storia dell’alpinismo e dell’arrampicata: romantici affresci e “attrezzi del mestiere”, si combinano con le immagini delle vette circostanti, in un panorama rama a 360° unico al mondo, dove anche la Fondazione Unesco ha deciso di sottolineare la bellezza del luogo con la realizzazione di un balcone panoramico.

E nell’attesa prima di salire la vetta, non di mentichiamo di sostare al Campo Base, una esposizione di Reinhold Messner al Polo Culturale delle Dolomiti (frazione di Masariè), un viaggio attraverso la storia della scalata delle Dolomiti da John Ball e Paul Grohmann fino ad oggi, al fianco dell’autentica tenda che lo stesso alpinista utilizzò per la sua scalata del Nanga Parbat (la montagna assassina) in solitaria nel 1978.

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